ADHD, disattenzione, iperattività

Che cos’è l’ADHD

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ADHD è l’acronimo di Attention Deficit Hyperactivity Disorder, in italiano Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (DDAI). Anche in Italia tuttavia è maggiormente in uso l’acronimo inglese.

E’ un disturbo evolutivo che si manifesta con difficoltà di attenzione e concentrazione e di difficoltà a controllare gli impulsi e il livello di attività. Sostanzialmente tali difficoltà derivano da una incapacità del bambino di regolare autonomamente il proprio comportamento (inclusa l’attenzione) in funzione delle richieste dell’ambiente.

Ci teniamo subito a precisare che l’ADHD non è una normale fase dello sviluppo che il bambino deve superare, né il risultato di una “cattiva educazione”, né tanto meno un problema che deriva dalla “cattiveria del bambino”.

L’attenzione è un costrutto molto ampio e multidimensionale ma non sempre condiviso all’interno della comunità scientifica; poiché non mi sembra questo il luogo adatto per trattare questo tema (Attenzione e Funzioni Esecutive) e probabilmente vi interessa anche poco, tralascerò le disquisizioni della letteratura scientifica su cosa sia in effetti l’attenzione. Descriverò quindi brevemente le caratteristiche principali del disturbo.

Quali sono le caratteristiche dell’ADHD?

Le principali caratteristiche sono due, che possono non presentarsi insieme:

1- difficoltà di autoregolare l’attenzione (disattenzione) e di mantenerla nel tempo (concentrazione), soprattutto durante attività ripetitive e noiose. I bambini con queste caratteristiche sono bambini sostanzialmente disattenti, a casa come a scuola, in contesti sociali come ludici (ad esempio possono passare frequentemente da un gioco all’altro senza completarne nessuno); questo però non vuol dire che questi bambini siano sempre disattenti: in molte altre situazioni il bambino con ADHD non presenta particolari problemi (ad esempio quando giocano con i videogiochi).

2- iperattività, ovvero un eccessivo livello di attività motoria o vocale. Questi bambini sono in continua agitazione, fanno grande fatica a rimanere seduti e fermi al posto e frequentemente sono eccessivamente impulsivi: sono sempre in movimento, sia a scuola che a casa, sia durante i compiti che durante il gioco.

Chiaramente tutti noi abbiamo un nostro livello di “attenzione” e di “attività motoria o vocale” che può andare dal calmo-ben organizzato all’irrequieto-inattento, ciascuno di noi ha il proprio temperamento, e infatti ci sono bambini (e adulti) calmi e bambini (e adulti) più “vivaci. C’è differenza tra essere “vivace” e avere ADHD: i bambini con ADHD si collocano al polo estremo di inattenzione-irrequietezza tanto da interferire in modo marcato col funzionamento globale e tanto da influenzare negativamente la sua vita scolastica, psicologica, relazionale e sociale, sia a casa che a scuola.

Che cosa comporta l’ADHD nella vita quotidiana?

La fatica necessaria a controllare l’attenzione e/o gli impulsi fanno sì che i bambini con ADHD abbiano, nonostante una intelligenza assolutamente adeguata, minore rendimento scolastico, maggiore difficoltà a gestire compiti e attività che richiedono organizzazione e pianificazione; a causa dell’impulsività sono spesso presenti difficoltà nei rapporti sociali, soprattutto con i coetanei; in conseguenza a tutto ciò, ai ripetuti rimproveri da parte di genitori e insegnanti e al senso di inadeguatezza dovuto ai frequenti insuccessi (in vari contesti), questi bambini tendono facilmente a sviluppare una bassa autostima la quale accentua ulteriormente le loro difficoltà di attenzione e di iperattività. Come è facile immaginare, il rischio è che si inneschi un circolo vizioso di problemi che porta alla fine ad un disagio psicologico nel bambino ma anche nei genitori e negli insegnanti.