L’attività sportiva migliora le abilità cognitive

I bambini amano giocare in movimento: correre, saltare, rincorrersi e utilizzare palle e palloni di varie dimensioni. Molto spesso la materia preferita degli studenti è l’educazione fisica. E molto spesso i compiti scolastici vengono tralasciati per partecipare agli allenamenti sportivi o per uscire a giocare con gli amici. Diversi studi sui bambini hanno dimostrato che l’ attività fisica e lo sport hanno effetti positivi sulle abilità cognitive e sul miglioramento delle funzioni esecutive, del controllo inibitorio, della memoria, dell’attenzione, e della capacità di pianificazione, che sono indispensabili per ottenere successi in ambito didattico.

Lo sport e gli effetti sulle abilità cognitive

L’attività sportiva aumenta la produzione di neurotrofine che migliorano la vascolarizzazione cerebrale e promuovono sia la neurogenesi che la plasticità cerebrale.

I primi dati sugli effetti che l’attività motoria ha sulle abilità cognitive provengono dagli studi che molti ricercatori hanno condotto su roditori di diverso tipo. Da questi studi è emerso come l’architettura cerebrale di topi “sportivi” sia differente da quella di altri roditori meno attivi (Tong et al., 2001).

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Gli studi sui bambini

Nel 2003, Sibley e Etnier pubblicarono una meta analisi su 44 studi che indagavano la correlazione tra attività fisica e abilità cognitive nei bambini. Da questo lavoro emerse una correlazione positiva tra attività motoria e cognizione, e sopratutto si scoprì che il miglioramento era presente anche in soggetti con ritardo mentale o con disabilità fisiche.

Nel 2006 Nelson e Gordon-Larsen studiarono le relazioni tra stili di vita sedentari, attività fisica e comportamenti a rischio in età adolescenziale, e trovarono che gli adolescenti più attivi negli sport avevano meno possibilità di incorrere in comportamenti rischiosi come assenteismo scolastico, fumare sigarette, usare droghe… e inoltre avevano maggiori possibilità di avere buoni profitti scolastici.

Similmente Sigfusdottir, Kristjansson e Allegrante (2006), notarono che il rendimento scolastico dipendeva molto dal tipo di dieta seguita dai ragazzi, dal loro Indice di Massa Corporea (BMI) e dal tempo che dedicavano all’ attività fisica. Infatti gli adolescenti più attivi, magri e che si nutrivano in modo sano ottenevano un maggior successo scolastico.

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L’esercizio fisico influisce anche sulla memoria di lavoro, cioè la facoltà di tenere a mente le informazioni utili ai compiti che si stanno svolgendo, e sul controllo inibitorio delle risposte inadeguate al compito.

Gli effetti di cinque minuti di intensa attività fisica provocano un miglioramento delle funzioni esecutive anche nei bambini con disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività (ADHD). Sfruttando proprio questi miglioramenti dovuti allo sport, nel 2004 è stato istituito un protocollo di riabilitazione dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e del disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività basato su esercizi atti a rafforzare le abilità cognitive di base: memoria lavoro, percezione visiva, attenzione divisa, attenzione sostenuta, e il funzionamento del Sistema Attentivo Supervisore (SAS).

Inoltre l’attività motoria prevista nello sport, nelle arti e nel gioco, oltre ad essere utile al fine riabilitativo, è anche piacevole per i bambini e tale piacevolezza aumenta la motivazione al trattamento. Si richiede però che l’allenatore o istruttore sportivo sia un professionista, adeguatamente preparato e formato, che sappia quali funzioni sta andando ad allenare nel bambino con debolezza attentiva, allenando i moduli del bambino e stimolandolo al limite delle risorse, senza però eccedere rendendo il compito frustrante. Infatti, un esercizio eccessivamente difficile avrebbe ricadute gravi sulla motivazione e sull’autostima. Lavorare al limite delle risorse genererebbe irritabilità.

Un programma tarato sull’età e sulle capacità del bambino, che non preveda sedute passive di allenamento ma dedichi molta attenzione all’apprendimento dei movimenti fondamentali, sarebbe un programma di grande efficacia. Questo è valido sia che l’attività sia sportiva o artistica. L’importante è evitare ambienti eccessivamente agonistici e competitivi come gli sport di squadra dove la pressione dei compagni a giocare bene può incidere sull’autostima del bambino. Le attività più indicate sono quelle da svolgere in gruppo o in solitaria come il tennis o le arti marziali. Questo porterà a un aumento dell’attenzione sostenuta e del controllo, capacità che potranno essere trasferite anche al di fuori dell’ambito artistico/sportivo.